Bon-a-tirer est une revue littéraire diffusant en ligne, en version intégrale des textes courts originaux et inédits écrits spécialement pour le Web par des écrivains actuels principalement de langue française.








La traduction française est diffusée dans le BAT 10 du 10 mai 2004.

 
IL FANTASMA DEL DOTTOR OTTAVIO CIVRANI

Quel sabato mattina Ottavio, uscito da una lunga caldissima doccia ed indossato l'accappatoio cercò di mirarsi nel grande specchio del bagno, ma esso si era del tutto appannato per il vapore; rimase sconcertato, cercò di specchiarsi ma la sua figura appena si delineava come ombra luminosa tra gli infiniti riflessi delle goccioline di vapore acqueo. Passò la mano sinistra sulla superficie di vetro e nei segni lasciati dalle dita, tra i rivoli d'acqua che andava condensandosi, comparvero alcuni tratti del suo viso e del suo collo. Uscì il dottor Civrani dalla camera da bagno a capo chino, ma dopo tre secondi scosse violentemente la testa e con un salto agile e bizzoso si inchinò al cospetto della moglie Nella, che sbadigliando attendeva il suo turno di toeletta mattutina.
   Ottavio si accomodò sul bianco divano del soggiorno e gingillandosi con pensieri contrastanti ed un paio di occhiali attese Nella. Quando ella uscì la chiamò a sé con dei segni buffi, farseschi da mimo, poi si alzò ed iniziò una sorta di balletto da baiadera che suscitò ilarità e stupore nella moglie, che in quel giorno della settimana era solita vedere Ottavio piuttosto nero; il maritò continuò una pantomima senza nulla dire, divenne una specie di marionetta o brighella, cominciò a prodigarsi in inchini e slanci da Lindoro svenevoli e baciosi, indi la prese con delicatezza e la portò a sedere sul morbido giaciglio.
   Così da cosa nasce cosa e Nella stupefatta, sedotta, allegra cedette ai desideri amorosi di Ottavio che la possedette con dolcezza ed ardore. Nella fu felice di questo rinnovellato slancio del marito e durante il riposo che seguì se ne stette tutta coccolata, incantucciata come una topolina sotto l'ascella del suo compagno.
   Ottavio che aveva un telecomando a portata di mano, lentamente lo afferrò ed accese la televisione che stava proprio di fronte al divano; Nella si infastidì e si spinse ancor di più contro il corpo dell'amato maniaco televisionaro Ottavio, quasi ad entrare sotto la sua pelle, mugugnando dei nooo! adesso nooo ! Ma quell'uomo amava più che la televisione, le immagini degli spot pubblicitari, poichè faceva parte del suo mestiere inventarne storie e forme. Noo! Adesso nooo! Emettendo soffocati gridolini, Nella protestava ma sapeva che sarebbe stato inutile e che Ottavio era troppo innamorato del suo lavoro: non potendo fare a meno delle effimere, mobili immagini colorate e dei loro motti, aveva ficcato nel loro alloggio ben tre televisori.
   Nella, da ultimo ottenne soltanto che Ottavio abbassasse al minimo il volume e cambiasse trasmissione per non sentire le solite polpette commerciali sui mille canali che continuamente il marito attraversava. Ottavio, buono buono, obbedì e si fermò su di una emittente francese che trasmetteva un documentario girato sui fondali dell'Oceano Pacifico. I colori erano bellissimi, il francese lento e comprensibile, Nella con un occhio guardava e con le ciglia dell'altro faceva il solletico sul petto del suo uomo per disturbarlo almeno un pochino; ma Ottavio taceva, faceva finta di niente, a tratti soltanto la stringeva a sé afferandola ad una spalla.
   Il programma era molto affascinante: trattava di pesci, bellissimi o mostruosi esseri marini come gli scorpenidi che si muovevano con lentezza sul fondale o tra rocce incrostate di attinie e coralli; alcuni erano assai colorati ed assumevano forme e sfumature simili alle creature che frequentavano, mimeticamente sparivano tra concrezioni di madrepore e spire di colonie di polipi. Alcune creature poi, come esemplari di una specie di cavalluccio marino detto Fillotterige, a testa in giù diventavano tutt'uno con la prateria di Posidonia in cui si frammischiavano; altri parevan fango, altri ancora roccia, altri filiformi come stecchi se ne stavano immobili perfettamente confusi con gli organismi che li ospitavano. Sciami o banchi di piccole acciughe, spratti, bianchetti si muovevano a milioni in nuvole a balzi, scatti solcando, come un solo individuo, un unico nembo barbagliante lampi di luce, acque trasparentissime. Erano acqua, erano i riflessi del sole sulle onde dell'oceano.
   Ottavio guardò, osservò tutto ciò con estrema attenzione mentre Nella, ora addormentata russicchiava teneramente, poi spense il televisore e stette immobile a pensare, poiché il documentario l'aveva profondamente colpito. C'era qualcosa che l'aveva trafitto; il suo cuore già afflitto da tristezza da alcuni giorni aveva avuto una ulteriore sensazione di pesantezza in cui si insinuava però una sottile, affilata intuizione difficile da sondare che pareva dargli la possibilità di sciogliere o di portare a miglior porto il suo stato di sofferenza. Ottavio invero era triste ed anche deluso perché un suo progetto per una azienda automobilistica non era andato in porto, non era piaciuto; lo studio, di cui lui era uno dei soci, aveva accusato il colpo. Avevano molto lavorato, Ottavio aveva sostenuto le sue ideazioni con estremo vigore fino in fondo, con soci e committenti, ma l'affare, il progetto, gli spot, gli slogan i jingles non andavano, non erano piaciuti affatto.
   Ottavio che aveva quasi sempre vinto, ora soffriva di una sorda e dissimulata malinconia; da quando era entrato in quella professione introdotto dalla zio Erasmo, dopo la laurea, aveva sempre visto giusto e suo zio l'aveva capito, studiato, sostenuto e poi l'aveva piazzato in uno studio consociato. Ora in quel benedetto atelier lo guardavano strano e Ottavio non lo sopportava; era ormai troppo abituato a giocare una parte da vincente… ecco il dottor Civrani… il nostro genietto… Otto che l'azzecca tutte.
   E ad Ottavio venne una sorta di voglia di scomparire. Poiché era sempre emerso, negli studi, nella professione, con le ragazze, in quel momento, all'opposto nutrì una confusa voglia di sommergersi, di svanire in una qualche profondità e di mescolarsi in una marea di esseri fluttuanti ed evanescenti, tanto da diventar fango di fondale o roccia madreporica, in qualche modo perder l'individualità, la peculiarità personale e esser specie, tribù, famiglia, tribù, forsanco per diluir così il suo malumore nell'universo collettivo. Al di là del rimedio alla sua momentanea sofferenza, considerò il comportamento delle specie animali nel corso dell'evoluzione, e di come molte di queste si fossero adeguate nei millenni, nei milioni di anni all'ambiente contiguo come insieme di individui. "Come hanno pensato insieme? Come pensa una specie e poi fa? — si disse Ottavio — …gli uomini pensano di pensarla sempre per conto proprio. Come pensa la specie umana? Dove va… come sciame, branco,… nuvola?"
   Teneva ancora stretta a sé Nella dormiente, la teneva forte ora, gli pareva in quell'ora l'unica sua consolazione, la sola sicurezza e non aveva voluto confidarle alcuno dei suoi crucci, per non rattristarla per non preoccuparla, gli piaceva tanto vederla sorridere. Poi dopo aver vagato tra vari stati d'animo ed aver riflettuto intensamente per una decina di minuti, con estrema cautela scivolò di sotto alla moglie, l'accomodò ancora meglio sul gran sofà e si recò a rivestirsi.
   Guardava dalla porta della camera un ciuffo di capelli bruni che sporgeva dietro la spalliera; Nella… si diceva… Nella… una impiegata del parastato, con tutte quelle che aveva avuto, modelle e rampanti donne d'affari, aveva preso Nella, per davvero l'aveva presa, l'aveva sposata, una con lo stipendio fisso e piccolo, con il suo magro conto di onesti risparmi,… meno male che non era del suo ambiente… meno male. Prese poi dal comò un minuscolo campanellino d'argento, regalo di nozze, con cui gli piaceva assai giocare ed avvicinandosi carponi alla moglie cominciò a farlo tintinnare dietro la spalliera del divano
   "Nella… Nellina… amor mio… si parte — cominciò a sussurrare Ottavio — si va… si va via… si va a fare un viaggioooo…"
   "Cosa dici… mi hai svegliato… stavo così bene — rispondeva con voce assonnata Nella — cosa vuoi fare…? Cosa… hai detto…? Sei pazzerello… ehhh… stamattina… sei strano… Ottavio…" Ottavio riprese la moglie tra le braccia e le bisbigliò: " Andiamo… ti porto…ti porto in un bel posticino… che magari è anche fiorito… e c'è l'acqua e le montagne… è un posto che ti piace… ti è sempre piaciuto, c'è un bell'alberghetto, romantico assai, e toglie gli uomini dai guai…"
   "Ma che dici,… Ottavio… non possiamo andare via… da nessuna parte… Ottavio… devo andare da mia madre, come sempre e poi… e poi… questa sera… per te… per te… lo sai… dobbiamo essere a Milano per la festa dai B&B, tu non puoi mancare… io ti lascerei anche andare da solo , ma tu non vuoi mai…io mi annoio sempre con quelli… sono tutti montati… Ottavio che hai…??"
   Ottavio allora riprese una sua danza e canterellava : "Si va sui monti… si va sui laghi ..dove stanno i pesci aghi… che si mescolan tanto bene… che fan passar le pene — poi fermatosi e assunta una aria determinata riprese — Io non ci vado più da quelli… a Milano… non hanno bisogno della mia presenza… io non ci sono per nessuno… eccetto che per te… io non ci sono… io sono sparito… sono uno che non esiste… oggi e domani… sono uno come tutti che sono in mezzo a tutti e non lo si vede, io per tutti oggi e domani e… sono da mio zio Erasmo a Francoforte, ho un impegno non ci sono, sono malato, ho la febbre terzana e quartana… non voglio vedere nessuno eccetto te e voglio andare a Locarno… in mezzo ai monti in mezzo ai laghi… dove stanno i pesci aghi… Capito… amore mio… amore mio bello…"
   Nella tiratasi su, seduta sul divano osservava le danza e i movimenti concitati del marito : "Ma perchè? Perchè così all'improvviso…? Forse non possiamo..non si dovrebbe fare così… ti sei preso un impegno, quelli ti vogliono sempre… ti fanno sempre tante feste… ti vorrebbero con loro nello studio… forse ti precludi una possibilità di cambiare… sei strano e bizzarro stamattina… Ottavio… come faccio?… Cosa faccio?… Io mi vesto allora…? Telefono a mia madre che non posso?… Non posso proprio?… Mi vesto…? E tu come fai…?"
   "Tu da brava… bravina… — riprese Ottavio suadente — telefoni alla Iohanna Sterling a Milano e le mormori che sono malato, malatissimo, che sto per passare a miglior vita… che sto trasformandomi in un pesce, poi telefoni alla signora tua madre Elvira Scarampi e le dici che Ottavio ha tanto e sempre più bisogno di te e che per questo ti sequestra e ti porta via per lavoro e tu te ne vieni via con me tra le mie braccia… amore mio bello… col tuo pescerello… !"
   "Io no so cosa ti prenda… — mugugnava Nella vestendosi — ma vengo… va bene… è da tanto che non facciamo qualcosa di… nuovo… ma non potremmo andare più vicino… è lontano Locarno… è già quasi mezzogiorno… devo fare la valigia… allora? Andiamo ad Arona… arriviamo prima… nooo?" "Si va a Locarno e non ad Arona perchè… l'ora è ancora buona…" cantava Ottavio mentre si riempiva una valigia.
   Invero, poiché filava forte la nuova Alfa 156, i due raggiunsero la meta in poche ore; Ottavio rimase abbastanza silenzioso, rispetto al solito, durante il viaggio, ogni tanto masticava i bocconi di panino che Nella gli metteva in bocca mentre guidava poi canterellava di pesci e coralli. Scesero i due in un hotel che già altre volte avevano frequentato, caldo e di atmosfera accogliente, riuscirono ancora a percorrere il lungo lago in una tardo pomeriggio di inizio primavera; Ottavio, ogni qualche passo, si stirava, ampliava il passo e poi il torace, per riempirsi i polmoni di quell'aria piacevole, quasi tiepida, per liberarsi il respiro dall'aria viziata della sua città e dai cattivi umori che aveva accumulato nella ultime settimane. Ottavio si sporgeva e guardava più del solito l'acqua, additava pesci alla moglie, mostrava con estrema curiosità movimenti e balzi di trote e arborelle. Nella si appoggiava alla sua spalla, un po' spaesata.
   A cena, sul finire dopo aver gustato dell'ottimo capretto al forno e bevuto una bottiglia di buon rosso, Nella prese un aria assai contegnosa e ben eretta sulla schiena cominciò ad interrogare seriamente Ottavio su quanto gli stesse succedendo, perché quello che era successo nella mattinata era stato bellissimo ma era veramente fuori delle sue abitudini; aveva già notato nei giorni precedenti una sua stranezza, aveva sentito che stava covando una qualche bizzarria o forse era influenza…, non aveva detto nulla… altre volte… molte volte era successo..Ottavio diventava bizzarro poi cantava ed aveva inventato qualcosa di nuovo nel lavoro… una nuova idea, i parti erano sempre laboriosi e tesi, lei lo sapeva….Ma questa volta era diverso, era particolare, c'era un velo anomalo nelle sue parole, diceva di pesci… e fino a qui va bene, ma soprattutto aveva mollato il party dai B&B, che non era cosa da poco " …Ottavio ti stai mica innamorando di… qualche altra…ehh? Tipo le varie Eve e Megan… — cosi terminò il suo discorso Nella.
   Ottavio alzò il calice e bevve alla salute di Nella… poi sporgendosi in avanti verso di lei : "Vedi…, stamattina è stato così bello… anche dopo, perchè quando tu… ti ricordi quel documentario che hai visto solo per pochi secondi… Ebbene… quello mi ha colpito… Nella! Ho visto dei pesci molto particolari…ho visto dei pesci che diventavano tutt'uno con l'ambiente marino che li circondava. Si fa presto a dire mimetismo… Ma cosa induce non un individuo… ma una specie ad assumere forme e colori della natura circonvicina, in modo tale da sopravvivere e continuare a riprodursi. E' avvenuto qualcosa nel corso dell'evoluzione… queste specie non hanno una forma di pensiero propria, pensano in gruppo, in tanti e per difendersi cambiano forma…sentono e cambiano : è misterioso… noi uomini vantiamo tanto il nostro pensiero…il nostro elaborato mentale… le nostre quattro cazzate e pensiamo… sono io!… Sono io che l'ho pensato…! Uuuuhhh! Come sono bravo… che creatore… che creativo… che cretino… E se invece le mie idee, il mio ponzato… pensato o stato d'animo non fosse il mio ma quello della mia specie?… Se io fossi pensato da un altro… se i pensieri che credo miei fossero una aria comune che gira tra tutte queste teste in corso di evoluzione… Poi ce ne andiamo tutti e viene un'altra generazione che pensa un po' diversamente… ma pressapoco… così? Così ho pensato anch'io o meglio mi è venuto nella testa stamattina… dopo che…" e Ottavio fece una lieve carezza a Nella.
   "E… tu hai avuto il tempo e la forza di pensare tutto questo dopo… stamattina…  — aggiunse Nella, piuttosto sorpresa — …sei una bella testa! Io non so come tu faccia… E poi tu dovevi pensare a… me e non pensare all'evoluzione o ai pesci… dovevi pensare a tenermi stretta… stretta…"
   "Amor mio …io ti ho tenuta ancor più stretta mentre dormivi…Ma vedi…ma vedi..è che è venuto così…ho avuto questo…questa intuizione …dopo una settimana durissima…sai ? Non è andato in porto il progetto della Nexus……non è andato niente bene, ci rimetteremo un sacco di soldi ed abbiamo perso un mare di tempo…non ti ho detto niente per non preoccuparti…adesso che siamo fuori territorio …fuori tempo e di casa posso …mi sento di parlare…"
   "Ohhh!… Dioooo!… E… e io lo sapevo che succedeva qualcosa… di strano… Io ti vedo sai… ti conosco ormai… sono un po' di anni che siamo insieme… L'ho visto che c'era qualcosa che non andava, è una settimana che hai una faccia… e non mi dici niente…? Poi tanto viene tutto a galla… ti ho sentito che cantavi troppo forte… che ridevi un po' troppo… Ottavio non importa, tanto… mi dispiace se questa volta non è andata bene… ma ti va sempre tutto bene… ogni tuo progetto va sempre in porto…"
   "Non proprio tutto… tutto tutto… Ma è vero io sono abituato… sono avvezzo a vedere che le mie idee vanno lì sul piccolo grande schermo, sui muri… sulle scatole dei pannolini e se… non fossero le mie idee…?"
   "Ti prego Ottavio… smettila… tu… con questa cosa dei pesci… e del mimetismo non risolvi niente…! Ci vuole un tanto di realismo… la campagna Nexus non ha vinto… e pazienza… tanto lavoro ne avete quanto ne volete…"
   "Nooo!… Aspetta… No… c'entra… ecccccome…! Io è da un bel pezzo che mi sto pensando, che mi sto forse arrovellando, che mi stan passando delle strane idee nella testa… anzi la sconfitta di questa baracca… di Nexus… non succede per caso proprio nooo… , anzi è tutto collegato… Forse io non ci credevo tanto… non tanto… grosso budget e poca fede..tante idee… disperse assai. Mi sono creduto… ma ero in uno stato sospeso: sentivo che covavo qualcosa… hai ragione… ma non è influenza… è qualcosa di meglio… o di peggio: non è una cosa normale… forse sono un poco pazzo… ma questo si è sempre saputo… lo sanno tutti… lo dicono tutti, ma sanno che sono affidabile… anche tu vero…?"
   "Si Ottavio… siiii !… Ma mi stai un tanto preoccupando… questa volta sei più sul complicato del solito… "
   "Noo! Nellaaaa! Non è niente complicato… Aspettaaa… Ti dico come la vedo… Per ora vedo le cose così… ma questo non deve essere inquietante per nessuno . Cercherò di spiegarmi meglio…"
   Quindi per almeno mezz'ora il dottor Ottavio Civrani, dopo aver ordinato una ulteriore bottiglia di un certo vino del Vallese, cercò di spiegarsi, di render più chiaro e manifesto a sé stesso ed a Nella l'evolversi del suo modo di sentire e pensare avvenuto in quelle ultime settimane : dopo la cova, sentiva Ottavio che in qualche modo stava venendo alla luce più che un pensiero o uno stato d'animo, un modo più complesso di essere, di vivere, di stare nel mondo e percepirlo. Spiegò che dopo aver veduto quelle immagini aveva ricordato momenti di distacco, partenza o morte; aveva sentito sottilmente e fittamente come l'impermanenza e l'effimero fossero presenti in ogni momento di questo evolversi naturale in cui tutto muta e tutto tenta disperatamente di sopravvivere al ciclo naturale degli eventi che lo porta più che a dissolversi, a mutar di stato.
   "Lo zio Erasmo — riprese Ottavio — che grazie al cielo, vive ancora e lavora sempre: prendi lo zio Erasmo… chi ricorda le sue campagne di trent'anni fa, chi… i suoi poster dei pannolini Velo? Chi il suo rinoceronte dell'Amaro Balestra?… quasi nessuno, solo gli appassionati e gli addetti ai lavori… Cosi è… eh va be' che la pubblicità, come la moda, è una delle cose più effimere del globo, ma più o meno anche tutto il resto,… anche i Rembrandt finiranno in cenere… anche la Ronda di notte… prima o poi…"
   "Nooo! Eeehhh… Noooo… — quasi urlò Nella — in questo momento qui… almeno Rembrandt me lo potevi lasciar stare… Lo vedi stai quasi distruggendo tutto… stasera… sembra che tu voglia bruciare o bruciarti… proprio adesso… per la Nexus… forse?… Ma che vadano a prendersela… nella giacca… nel fraccc…"
   A questo punto Ottavio prese la mano di Nella, la afferrò e la strinse per impedirle di piangere, poiché la poveretta si era anche spaventata non solo per il tono di Ottavio ma anche per il contenuto quasi tragico delle sue parole, quel suo sentire la provvisorietà del presente in modo così lucido l'aveva sgomentata e non aveva più parole, Ottavio in quel momento le faceva paura nonostante l'amasse e le carezzasse le mani. Il dottor Civrani capì che in quel frangente era meglio tacere ed accompagnare la Nella a fare una passeggiata sul lungolago, prima di andare a letto; gustare un poco l'aria leggermente inteporita e lasciar stare almeno per quella sera i pesci al loro destino.
   Il giorno seguente fu una domenica bellissima di sole, si poteva girare senza alcun soprabito ed i coniugi Ornella Scarampi ed Ottavio Civrani si dedicarono ad una deliziosa escursione a piedi lungo le scalinate della Via al Sasso verso il santuario della Madonna del Sasso; la salita lungo quelle erte scale è un po' faticosa, ma il cielo di tersissimo azzurro da specchiare, da bruciare compensava qualsiasi sfacchinata: Ottavio sgambava rideva e tirava, trascinava Nella che lo guardava incuriosita e alleggerita nel cuore . Dal santuario ove Nella volle rientrare per rivedere una Fuga in Egitto del Bramantino, per cui aveva un debole, salirono con la funicolare fino alla Cimetta di Cardada, dove riuscirono a sbafarsi con grande appetito i panini di cui si erano dotati, accucciati dietro un roccione per ripararsi dal vento che là in alto forte spazzava. Non parlarono di pesci né di evoluzione, non si parlò di nulla di filosofico, ma a tratti di problemi molto pratici e vicini , come la salute della madre di Nella signora Elvira Scarampi, sul… perché non facciamo un figlio… Ottavio?… Non ne posso più… Ma Nella non volle lasciarsi trascinare troppo su quest'ultima cosa che assai scottava e riprese a parlare e parlare e spiegare del suo amore per la pittura del Rinascimento e della sua ignoranza e così e colà e Ottavio la guardava e sorrideva.Nel pomeriggio ridiscesero giù a Locarno, ove Nella guardando l'orologio ricordò a Ottavio che forse era ora di tornare.
   "Stasera non si torna,… mia cara… la mia cara Nella, stasera, adesso saliamo sulla nostra macchina e poi ci buttiamo di là e torniamo in Italia dalla sponda lombarda del Lago Maggiore e dormiamo ancora una volta fuori,… quest'aria mi fa bene… mi fa, ci fa… molto bene, ti voglio a portare a vedere ancora un altro santuario, quello di S.Caterina del Sassoballaro, che sta tutto scavato nella roccia, che ti piacerà… di là sull'altra sponda."
   "Ohh… nooo! Domani io lavoro… Devo… devo essere in ufficio… io sono un'impiegata pubblica… non sono te… che fai e disfai e vai al lavoro alle dieci e poi torni a mezzanotte, ti prendono sempre a qualsiasi ora… io devo essere in ufficio… e come faccio poi per la giustificazione…"
   Tuttavia Nella, dopo aver tentato di protestare, prese dalla borsa il suo cellulare e telefonò alla mammina, pregandola di fare in modo che tutto andasse liscio, indi si accomodò ala suo posto accanto ad Ottavio che ingranò una prima ruggente e filò via da Locarno.
   Ottavio guidava, guardava in giro, e pensava. Questo fatto dei pesci e dello sparire nell'ambiente circostante lo stava affascinando e prendendo in ogni fibra. Stava escogitando, fantasticando un modo di sparire al mondo ma non alla sua Nella; immagini di sue sparizioni in forma di posters, di porte, pareti dell'ufficio lo stavano ammaliando… immaginò dentro di sé di essere diventato un PC che si imballava, si guastava e poi veniva gettato nella spazzatura, finiva in una discarica, veniva fuso e tutti i suoi componenti si deterioravano, si scioglievano nei propri componenti chimici, nei propri principi per tornare silicio, carbonio, ammonio, ferro, manganese, alluminio e via dicendo. Guidava e guardava le proprie immaginazioni con lucidità, senza soffrirne…troppo, erano fantasticherie, ma qualcosa stava decidendo di fare per cambiare il suo modo di agire; stava fittamente pensando come comportarsi ora nel proprio studio. Avrebbe vestito di grigio…lui: sarebbe stato il primo passo. Lui aveva un abbigliamento, ora elegantissimo, ora sportivo con capi scelti, colorati, a volte sgargianti; l'avrebbe cambiato si sarebbe vestito in modo talmente normale da essere atonale, per poter essere così meno visto, meno notato. Tutte le cravatte colorate le avrebbe regalate o messe da parte. Grigio l'abito della famosa grisaglia e maglie polo o camicie grigie. Mimetico, essere parete, essere muro o pavimento…parlare pochissimo…il minimo, nulla per farsi notare, anzi l'opposto…il contrario di ciò che faceva prima… voleva imparare a tacere, a sparire, addestrasi al mutamento, all'eterno divenire e cambiarsi, alla sparizione finale : voleva imparare a morire in vita.
   Tutto questo il dottor Ottavio Civrani elucubrava e con Nella passava il confine, costeggiava lidi lombardi, filava tranquillo invero; questa nuova fantasia ed intuizione di vita lo elettrizzava e lo teneva assai desto.
   Arrivati al Santuario di S.Caterina del Sassoballaro scesero per il dirupato sentiero che porta alla chiesa ed al convento; Nella rimase incantata per il luogo singolare ed assolutamente invisibile dall'alto, una piazzola rocciosa un tempo accessibile solo dal lago, poté ammirare architettura e pitture del Trecento. Un frate, forse un benedettino li aveva fatti entrare e con lui Ottavio si intrattenne amichevolmente, quasi lo conoscesse da tempo, informandosi sulla vita conventuale in quel luogo. Ottavio scherzava e si informava, faceva assai di domande, pareva molto curioso a Nella, chiedeva di regola e dello sparire al mondo al brav'uomo, il quale piuttosto meravigliato dell'interesse singolare del suo interlocutore gli donò un volume con fatti e motti di San Benedetto e san Bernardo.
   Usciti dal conventino i due visitatori, prima di intraprendere la risalita, stettero appoggiati al muro a picco sul lago leggermente increspato a contemplarne la bellezza ed a scrutare le lontane montagne a NordOvest aranciate dai riflessi di un tramonto rarissimo, due barche sotto di loro ondeggiavano mollemente.
   "Sai… Nella — disse Ottavio — questo posto si chiama Santa Caterina del Sassoballaro, perché qui un tempo, prima della fondazione della chiesa, c'era un gran massone ballerino, una roccia pencolante enorme, ora anch'essa non c'è più… nessuno quasi lo ricorda più, rimane solo un nome… Sassoballaro… "
   "Dove andiamo invece questa sera a dormire… mio caro… a cenare — soggiunse immediatamente Nella — ho un po' di appetito… sai com'è… l'aria buona… Poi se ti vuoi fare frate me lo dici dopo… tanto non ti prendono perché sei sposato… a me… a me anche se non in chiesa… mio bello!…"
   Ottavio Civrani il lunedì pomeriggio, tornato nella sua città con la moglie, lo dedicò ad acquisti di abbigliamento per poter diventare sempre più mimetico e grigio, spese una quantità di denaro in centro e si presentò il mattino seguente in studio, facendo finta di nulla, vestito completamente di grisaglia. Si rintanò immediatamente nel suo ufficio, salutando appena Caterina la segretaria, la quale gli corse appresso ansimando : "Dottor Civrani… dottore… ma dov'era sabato e ieri?… L'hanno cercata il dottor Rabagliati e Armosino ed altri …a casa… sul cellulare…ma non rispondeva nessuno. Sa… sempre per il progetto Nexus… forse c'è ancora una possibilità… Che bel vestito grigio che ha… come sta bene in grigio… non l'avevo mai vista… così..è proprio… à la page…corro a chiamare il dottor Rabagliati..subito…"
   Piuttosto scocciato Ottavio, aggiustandosi un bavero, rispose : "Il cellulare era rotto ed io ero fuori… da mio zio Erasmo a Francoforte… io non c'ero…"
   Dopo alcuni secondi sopraggiunse Rabagliati : "Otto… Ottavio… Ma dov'eri? Sai t'abbiamo cercato, anche dai B&B col telefonino… so che non eri nemmeno là… ma scusa dove caspita eri? Sai c'è novità sulla Nexus, sabato si è inaspettatamente rifatto vivo l'Herringer, il quale ha detto che consultati i loro… esperti… del… kaiser, si poteva ancora rivedere qualcosa… che tutto è urgentissimo… Otto… forse si può ancora metterci una pezza…"
   "Io non c'ero… avevo il cellulare rotto… e ho dovuto correre dallo zio Erasmo a Francoforte… mi doveva parlare urgentemente… sai com'è… cose così… a lui non posso mai dire di no… io non c'ero…"
   Si riunirono i tre boss quindi, Armosino, Rabagliati e Civrani con i loro collaboratori più stretti a fare il punto della situazione Nexus. Tutti rimasero colpiti dal comportamento piuttosto svogliato e poco loquace del Civrani, pareva che tutto il salvataggio del progetto gli interessasse marginalmente, l'eccitazione, la dinamicità del suo normale comportamento nel lavoro sembrava pareva essersi momentaneamente assopita.
   Ad un certo punto il socio Armosino, un bravissimo designer lo apostrofò. "Oohh! Otto… ma ci sei? Sei qui con la testa? Mi sembri malato… Ti ha fatto male la Germania? E' Erasmo Civrani il grande che ti ha messo di cattiv' umore…"
   "Ma va… vai a farti benedire… non sono malato… Sono piuttosto… sfiduciato nei confronti dei Nexus… questa roba andava bene com'era. Non aveva bisogno di nessun ritocco, ribaltamento o stravolgimento…sono distaccato da quest'affare… Ho paura che ci fregheranno di nuovo… vedrete…"
   Con questo spirito piuttosto disamorato e scettico continuò a lavorare per tutto il mese seguente; cercò di tener fede alla sua determinazione di farsi poco notare e di esiguamente parlare: con fatica ci riuscì e continuò a vestire con abiti grigi . Pensò poi di essere troppo assolutista ed apportò qualche variazione aggiungendo dei beige e dei verdi smorti, anche perché in ufficio qualcuno per via del grigio aveva cominciato a soprannominarlo "il reverendo". Ma di fatto ad Ottavio il mormorio dello studio interessava assai poco. La sua testa stava ancora girando piuttosto vorticosamente attorno alle idee, alle intuizioni sgorgate fuori quella mattina dinanzi al televisore. Con il passare della settimane cercava di dare un senso più approfondito alle sue azioni ed era deciso ad analizzare la sua percezione della realtà; voleva allargare l'orizzonte di una sottile intuizione per farla diventare la sorgente di una regola di vita, di una lettura del mondo o legge personale.
   Il dottor Ottavio Civrani continuò tuttavia ad avere successo e ad essere notato, nonostante i suoi trucchi; infatti la campagna Nexus dopo un'altro mese di lavoro venne approvata dalla committenza ed ebbe una notevole risposta. Di fatto questa affermazione non lo allietò in particolare, cercò di far finta di niente, alla festa per il lancio Nexus in cui comparve in un abito Ferrè antracite, in un angolino dietro una palma, mentre elevava un brindisi personale solo con Nella, con un sorrisino disse: " Successo o insuccesso… sono solo le due facce di una stessa medaglia… tout passe tout lasse…"
   "E tout… se fracasse… Ma non sei contento… scemo! Non vedi che è andato tutto bene — ribatté infervorata Nella, che ogni giorno doveva sopportare massime esistenziali del marito — …Non vedi che ti hanno tutti omaggiato, lodato… lo sai che dicono che sei il più giovane guru della pubblicità… anche questa è andata bene! Sii contento… dammi un bacio… scemo!…"
   "Ma non è… che io non sia contento… è che non voglio attaccarmi a questa contentezza a questa eccitazione, come alla pena precedente… dio mio… io sono sempre vissuto eccitato… inebriato fino a ieri. Vorrei una calma di vento, di vento mentale… vorrei un po' scomparire, esser meno in vista… un camaleon, forse ce la sto facendo…"
   "Domani… vero?… Ottavio…? Adesso ti prego non scomparire… nemmeno per scherzo… sii davvero il mio cavaliere… anche se è una tua festa…"
   Ottavio nei mesi seguenti, anche durante l'estate, si esercitò nell'arte dello scomparire, essendo pur vero che se poco parli e porti vestiti non vistosi sei meno notato, tuttavia se in una compagnia si chiacchiera troppo poco si rischia di venir notati proprio per questo; perciò il dottor Civrani consapevole di questo assioma, cercò, si sforzò di trovare una giusta misura, una particolare moderazione che assai poco congeniale gli era. In montagna, tra i boschi tirolesi, si vestì di bei verdi per mimetizzarsi con il profondo dei boschi, le rocce luccicanti di ardesie e miche dell'Appennino ligure lo indussero a celarsi in grigi brillanti ed in bianchi smorti. A Graz gli riuscì di mescolarsi a tal punto con certi discorsi di una comitiva di pensionati inglesi, da perder l'individualità del proprio pensiero, riuscì davvero a percepire il materiale pensato del gruppo, come un qualcosa di rarefatto, uno stadio materiale più sottile invisibile che aleggiava tra quelli e riuscì ad assorbirlo ad un punto tale da sentirsi inglese e gruppo insieme, a sentirsi Henry e Jacky; da questa esperienza non venne turbato anzi la giudicò una tappa vittoriosa. Aveva provato una cosa rara, aveva sentito il respiro sempre più rallentarsi poi in uno stato di sospensione era diventato il gruppo…tutti.
   "Finalmente il mio io comincia a morire un po', almeno una fettina — era ora!" Ottavio si disse a quel punto.
   Al termine dalle vacanze tornò stranamente volentieri al lavoro e Nella se ne meravigliò parecchio; Ottavio disse alla moglie che rientrava di buona voglia per annullarsi nella mente di Rabagliati, Armosino, Gentile, Rosso, Caterina e compagnia, voleva gustare, annusare anzi essere l'aria che tirava nello studio : "Comincio a non essere più Ottavio Civrani —, sarò come un fantasma…" Ed Ottavio fu proprio l'aria che tirava ,con qualche inconveniente. Le esperienze, in parte spontanee in parte provocate da lui stesso, si ripeterono, tanto da diventar fastidiose. Ottavio si poneva in quel singolare stato di ascolto, rallentava il respiro quasi a sospenderlo e veniva invaso da una quantità di pensieri, stati d'animo: Caterina nervosa per le sua dolorose mestruazioni, Rabagliati con il suo substrato di astio perenne per la moglie, la fantasia affocata, luminosa e galoppante piena di visioni di Armosino, Rosso che si tormentava al computer con un'immagine sfocata e non distorcibile al punto voluto. Gli era più facile dal punto creativo, ora, lavorare perché le immagini, i progetti si visualizzavano nella sua mente senza fatica, quasi fossero una sintesi del pensiero del gruppo, ma dal punto di vista delle contaminazioni andava soggetto a troppe sollecitazioni negative che a volte lo inondavano fastidiosamente, dolorosamente.
   A casa con Nella cercava di parlare il meno possibile di queste sue stravaganti esperienze, ma la moglie vedeva il modo non comune di muoversi e di sentire nel mondo di Ottavio: lo vedeva, stava spesso silenzioso col naso all'aria, a casa la sera non guardava quasi più la televisione, rileggeva libri della sua infanzia, manuali di filosofia e cosa ancor più strana stava ad ascoltarla per ore attento con un sorriso beato.
   "Ma ci sei… Ottavio? Mi ascolti?… Sei proprio qui?…" — gli chiedeva ogni tanto Nella.
   "Anzi… molto, amor mio… più di prima, sono proprio qui,… qui e ora" — rispondeva Ottavio raggiante. Ma dovette fare il conto anche con i desideri di Nella, sentiva fortissimo in lei il desiderio, più che il desiderio, un'aspirazione o vocazione, una forma di struggimento che si sarebbe esaurita soltanto con un parto; vedeva nella sua mente un figlio così presente e vivido che Ottavio non poté più negarsi, dovette gettare anticoncezionali se voleva avere appieno Nella, se davvero voleva annullarsi anche in lei, conoscere le profondità dell'amore, visto che ora lo poteva.
   Ma alcuni mesi dopo, quando Ottavio riuscì ad elaborare una tecnica personale per difendersi e fermare un poco le invasioni mentali che diventavano sempre più allarmanti e scoccianti, durante una riunione farraginosa e pesante di tutto lo staff per preparare la campagna della birra Hoegarten che gli aveva passato lo zio Erasmo, provò una tale stanchezza che non poté più, dopo ore di discussioni, fumo e parole e fogli volanti, sopportare la tensione mentale. Cominciò a desiderare fortissimamente di scappare o di sparire davvero. Si alzò, si addossò ad un muro e si abbandonò all'appoggio; la sua mente vacillava per la fatica, lasciò andare il respiro, questo se ne andò quasi del tutto e lui chiuse gli occhi. Dopo qualche secondo mentre stava in quello singolare stato, si accorse che i suoni delle voci andavano diminuendo, riaprì gli occhi, si guardò intorno e vide che i suoi compagni di lavoro, tutto il gruppo aveva un contorno sfumato, le voci, prima concitate suonavano ora lontane, ovattate; più nessuno gli rivolgeva la parola, parlavano distanti i colleghi, dissertavano anche dei suoi progetti ma non chiedevano di lui, non gli gridavano nulla, come lui non fosse più in quell'ambiente.
   In quella straordinaria, astrale atmosfera Ottavio mosse alcuni leggeri passi e si allontanò impalpabile come un fantasma dalla sala. Scese la scale e fu nel corso alberato ove un nebuloso tram passò con un sottilissimo scivolare, le auto andavano, come in un film muto, senza alcuno strepito. Tutto ora ammirava Ottavio con meraviglia e distacco al contempo.
   Le cose del mondo parevano prive di consistenza e solidità, sembrava ad Ottavio di vedere la materia degli oggetti di questo globo assai più leggera anzi in qualche modo quasi trasparente, ebbe la percezione di quanto vuoto stava intorno a lui e scorse, mentre si concentrava nell'osservazione del tronco di un albero, l'oscurità degli spazi interatomici; guardò poi in alto, sollevò la testa, sentì l'aria intorno a sé e osservò nettamente la rarefazione delle molecole dei gas che lo circondavano, si rese conto di quell'immenso vuoto che governa e domina questo universo.
   Dopo un tempo non oggettivamente e facilmente misurabile, Ottavio sentì uno sgomento sostituire la meraviglia; lo sentì dal respiro che si rifece improvvisamente affannoso, poi tutto ritornò come prima, la strada, il corso, i mezzi pubblici e privati così presenti, persino i passeri sul platano sopra la fermata del tram facevano una gazzarra che pareva incredibile.
   Si recò quindi al solito bar di fronte all'ufficio dove l'amico barista lo salutò cortesemente e gli servì una birretta. Mentre Ottavio si ristorava e guardava, piuttosto attonito ancora, gli spazi percorsi, comparve, come sempre trafelata, la Caterina con le mani giunte sul petto. Questa si fermò di botto sulla soglia e si guardò in giro, esplorando tutto l'ambiente, gli avventori ai tavoli e la testa china di Tony il barista che rinettava il bancone : "Ma Tony, non hai visto il dottor Civrani qui…? Non è venuto a prendere qualcosa?… è sparito dell'ufficio, pensavamo fosse venuto qua, magari per un digestivo, un caffè, magari non si sente bene!"
   "Era qui fino ad un momento fa, era qui… davanti a me… boh… sarà uscito mentre pulivo… non so…"
   Mentre si tenevano questi discorsi Ottavio ormai sfumava nel corso, tra gli alberi.

 

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